Meteri

Menti, Barba e Fiorini si raccontano: la natura al primo posto il resto viene dopo.

Menti, Barba e Fiorini si raccontano: la natura al primo posto il resto viene dopo.

Abbiamo avuto l’occasione di incontrare Andrea Fiorini, Stefano Menti e Marco Barba e non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione di farci raccontare il loro rapporto e soprattutto il loro lavoro.
I tre lavorano tra Gambellara e Soave, ognuno di loro fa il proprio vino ma lavorano in completa sinergia in vigna e in cantina. Conosciamoli meglio uno per uno:

AZIENDA MENTI GIOVANNI – Stefano Menti

La storia dell’azienda Menti inizia a Gambellara a fine dell’800 quando Giovanni Menti inizia a coltivare – sui terreni vulcanici tipici di questa zona – uva garganega, piante da frutto, legumi e verdure. Dopo la seconda guerra mondiale il figlio Antonio prende in gestione l’azienda aumentando la produzione di uva e iniziando a vinificare vini secchi e passiti. Il figlio Gianni si affianca a lavorare con lui dal 1964 e qualche anno dopo comincia ad imbottigliare i vini Gambellara, Recioto di Gambellara e Vin Santo di Gambellara.
Nel 2002 a Gianni si affianca il figlio Stefano che mostra da subito un interesse per l’agricoltura naturale e biodinamica. Nel 2004 inizia la conversione biologica e nel 2012 Stefano introduce ufficialmente in azienda l’agricoltura biodinamica.
Negli anni a seguire i vini di Menti iniziano ad essere sempre più richiesti sia in Italia che all’estero e tutt’oggi l’azienda vanta l’esportazione dei propri vini in paesi come Australia, Giappone, Islanda, Canada, Svezia, New York, Texas e molti altri.

MARCOBARBAWINE – Marco Barba

Marco Barba nasce come carpentiere ma dopo poco abbandona la professione e si trasferisce in Svizzera dove lavora in un’azienda biodinamica in cui allevava bestiame e coltiva ortaggi e frutta. Nel 2015 torna in Italia per lavorare nell’azienda di Stefano Menti. Da quel momento inizia a vinificare l’uva di alcuni piccoli vigneti che aveva già in gestione. Questi erano di proprietà di alcuni anziani di Madonna di Lonigo – paese natale di Marco – che non erano in grado di curarli. Nel 2016 Giulio Masato si affianca a Marco nella gestione dei vigneti e insieme migliorano gli aspetti agronomici della produzione. Nel 2017 entra a far parte del progetto Tommaso Verardo e dal 2018 i tre fanno partire ufficialmente il progetto MarcoBarbaWine. L’obiettivo è realizzare dei vini schietti e genuini da uve pulite, lasciando che la natura si manifesti adottando il regime di agricoltura biodinamica.
I tre vinificano nelle cantine di Menti Giovanni.

GARGANUDA – Andrea Fiorini Carbognin

Andrea nasce come poliziotto ma da sempre è vicino al mondo del vino grazie alle vigne in possesso dei nonni. Il sogno di Andrea è ricreare il Soave di un tempo, quello conosciuto da ragazzino e rappresentativo del territorio di Gambellara.
Dal 2005 al 2008 si trasferisce nel centro di Soave per addentrarsi nella DOC e dove fa l’amara scoperta di non ritrovare più nel calice la Garganega di una volta. L’abuso di tecniche enologiche per rifinire il vino lo allontanano sempre di più dal mondo dei vini convenzionale. Nel 2012 incontra Stefano Menti e inizia ad assaggiare le sue versioni di Garganega e ritrova il sapore di una volta. Da lì inizia a sviluppare la sua idea di Soave e a fine 2014 prende in gestione da uno zio un vigneto piantato negli anni ‘60 da suo nonno. Nel tempo libero inizia la conversione verso un’agricoltura naturale. Lavora da solo, con la pompa a spalla e senza l’aiuto di alcun trattore. Nel 2016 vinifica il suo primo Soave e da quel momento il progetto Garganuda prende ufficialmente vita. Andrea espande le sue vigne su due ettari di terra e abbraccia completamente l’ideologia biodinamica.

Stefano, Marco e Andrea sono personaggi tanto genuini e schietti quanto appassionati al mondo dei vini naturali. Nelle prossime righe potrete conoscerli ancora meglio. Ecco com’è andata la nostra chiacchierata.

Prima di tutto diteci qual è il filo conduttore che vi unisce.

Rompe il silenzio Andrea Fiorini: “Il filo conduttore che unisce me e Marco è Stefano Menti.  Io sono amico di Stefano dal 2011 mentre ho conosciuto Marco in un secondo momento. Siamo tutti e 3 d’accordo su come lavorare in vigna e su quali sono i vini che ci piacciono. Non solo, ciò che ci accomuna è la passione per il buon cibo ed il buon vino.”

Stefano si intromette e dichiara: “Ciò su cui investiamo molto è l’acquistare vini di altri produttori per gustarli insieme in cantina. Lo facciamo per godimento personale ma anche per capire in che direzione sta andando il mondo del vino.”

É la volta di Barba ora che in riferimento a quanto detto da Menti sottolinea: “Oltre a quanto detto per me è importante avere una certa sensibilità nei confronti dela vigna. Se non ci fosse l’amore per la terra e l’uva a guidarci certamente i nostri vini non sarebbero così. L’amore per la natura viene prima di tutto.”

Menti lo interrompe sottolineando l’importanza dell’amore e del sacrificio verso il loro lavoro e poi Marco continua a raccontarsi: “Io allevo anche delle api e le nutro con il miele che producono. Questo perchè il miele serve in primis al loro nutrimento e sottrarglielo sarebbe una barbarie. Se poi il miele avanza è un altro discorso. A quel punto posso prenderne un po’ per me e godermelo insieme ad un tagliere di formaggi. Lo stesso discorso vale per il vino, al primo posto c’è l’amore per la terra e il rispetto della natura, solo dopo si può pensare ai nostri bisogni.

Andrea e Marco, si può dire che la vostra volontà di far vino nasce dall’incontro con Stefano?

Andrea comincia a raccontare: “In realtà la mia volontà è stata fin dall’inizio una: ritrovare il Soave che mi avevano fatto conoscere i miei nonni. Stefano mi ha aiutato dal punto di vista di coltura del vigneto. Ho iniziato a trattare le vigne ma sempre sotto la sua supervisione. Per quanto riguarda la vinificazione in cantina ci si dedica molto più Stefano perchè io ho ancora molto da imparare.”

Si aggrega Marco a questa riflessione: “Prima di lavorare con Stefano facevo un altro mestiere. In famiglia avevamo delle vigne e mio padre produceva del vino in maniera convenzionale ma non mi ha mai pienamente convinto. Dopo l’esperienza in Svizzera dove ho lavorato in un’azienda biodinamica in cui si coltivavano ortaggi e si allevava bestiame, sono tornato in Italia per aiutare Stefano in vigna. Grazie a lui ho imparato le tecniche della vinificazione e sono migliorato pian piano. Ho iniziato curando le viti di alcuni anziani del mio paese natale. Col tempo ho iniziato ad occuparmi di sempre più campi.”

Marco, la release estiva di Barbabolla con Meteri è andata a ruba. Come ti ha fatto sentire la vendita di così tante bottiglie in poco tempo?

Con soddisfazione Barba inizia a parlare: “Ovviamente bene. Ciò di cui sono convinto è che la genuinità del mio vino è vincente.”

Subito si intromette Menti e inizia a raccontarci il successo dei vini dell’amico: “Si tratta di un vino giusto. La bolla è centrata per il momento trendy che sta vivendo il mercato. Il bianco è agile e leggero e si posiziona molto bene. Ciò vale anche per il rosso infatti si può dire che questo vino è frutto dell’interpretazione del mercato di Marco. Mi spiego meglio. Al giorno d’oggi molti produttori non hanno ancora capito una cosa: i vini rossi corposi, con molti tannini e di un colore più vicino al nero che al rosso sono morti se non appartenenti ad un brand di rilievo o figli di qualche investimento. Ciò che viene sempre di più apprezzato oggi è un vino rosso scarico. Purtroppo o per fortuna Marco non riesce a fare dei rossi potenti e quindi Barbarossa è non solo una sua interpretazione del mercato ma anche una naturale conseguenza della tipologia di uve usate.
I 3 vini sono centrati e piacciono anche fuori dall’Italia. Nessuno gli chiede di modificarne alcune caratteristiche per renderli diversi in quanto sono perfetti così come sono”.

Ma ora ditemi, da quando avete conosciuto Meteri cos’è cambiato per voi?

Orgoglioso ed emozionato si fa avanti Fiorini: “Io sono nato con Meteri. Sin dagli albori del progetto “Garganuda” una cosa era chiara: il vino una volta prodotto doveva essere venduto. Stefano e Raffaele mi hanno dato fiducia lasciandomi totale libertà in vigna e assistendomi uno nell’attività di cantina e l’altro in quella di vendita. Inutile dire che questo è stato di grande conforto e mi ha portato ad affrontare in maniera più serena tutto ciò che ha accompagnato la nascita di questo progetto.”

Quello che si può dire è che Meteri è stato un trampolino di lancio per Garganuda e credo che se non fosse stato così all’inizio Andrea avrebbe fatto fatica a partire col piede giusto. I vini erano buoni ma se non hai qualcuno che riesce a collocarli nei giusti locali diventa complicato.” interrompe Menti.

Andrea riprende:” E soprattutto, è fondamentale avere accanto qualcuno in grado di poter raccontare la mia storia e quella dei miei vini.”

Barba si aggrega alla riflessione dei due: “Ciò che amo è poter far vino come voglio io e mi rendo conto che questo è sempre più apprezzato dalla clientela. Meteri è sulla mia stessa linea di pensiero ed inutile dire che sono contento della nostra collaborazione.”

Interviene Menti che scherza: “Marco è un’integralista, non si accontenta mai! Se ha scelto Meteri è perchè ci crede, si fida e sa il lavoro che c’è dietro.”

Invece guardando in prospettiva, cosa vi aspettate e cosa desiderate dal futuro?

Barba dopo un momento di riflessione risponde: “Io voglio continuare su questa strada. Anzi, il mio obiettivo è quello di diventare un’azienda a ciclo chiuso. Tradotto: per la biodinamica un’azienda a ciclo chiuso è completamente autosufficiente e autorigenerante. In futuro punto a contare esclusivamente su noi tre per quanto riguarda la produzione di vino. Ciò che voglio è rinforzare la struttura dell’azienda secondo le pratiche biodinamiche. I vini credo siano buonissimi così come sono quindi non mi pongo l’obiettivo di migliorarli ma di continuare su questa strada.”.

Incalza Fiorini: “Siamo all’inizio, decisamente. Personalmente una volta che andrò in pensione spero di diventare parte integrante con l’azienda e creare un vero e proprio team. Il futuro per me è mirare sempre più in alto. Poter arrivare anche a chi in questo momento non è abituato alla nostra tipologia di vino. Vorrei che non ci fosse solo il prodotto finito da consumare ma che le persone potessero toccare con mano questa realtà venendo in vigna e comprendendo i processi che portano al vino che bevono.”.

Pensieri simili se non uguali quelli di Stefano, Marco e Andrea.
La linea dei 3 produttori è ben chiara e stanno già lavorando duramente per quello che sarà il loro futuro.
L’unione è la loro forza. Le filosofie delle pratiche naturali e della biodinamica trovano piena espressione nella loro interpretazione del territorio e nelle loro modalità di lavoro. Ciò si avverte e si riflette perfettamente soprattutto all’interno dei loro vini.

By |2020-12-10T12:36:46+01:00dicembre 7th, 2020|Interviste, Senza categoria|0 Commenti

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